Musicaletter #11
Ciao,
Playlist
Ho completato la mia playlist #24 con ben 13 canzoni. Clicca qui per ascoltarla su Youtube, mentre leggi questa edizione della Musicaletter. Per ascoltare tutte le altre playlist clicca qui.
Prince
Il 28 novembre uscirà la autobiografia di Prince (amazon) in italiano (ed. HarperCollins Italia). Sempre di Prince, la versione SuperDeluxe di 1999 con 35 brani inediti uscirà il 29 novembre (amazon). 1999 fu il suo album più sperimentale. Più curioso. Contiene la genesi di Purple Rain. Il genio. Uscirà in due versioni, una di 5 cd a quasi 80 euro e una con i vinili (10) a più di 230 euro. Il tutto corredato da due concerti (uno su Dvd e l'altro su cd o vinile) di quel periodo e dalle fotografie di Allen Beaulieu, dal testo di Little Red Corvette scritto da Prince. La versione Super Deluxe dovrebbe contenere anche alcuni pensierini del giornalista di Rolling Stone David Fricke, dal bassista dei Guns N' Roses Duff McKagan, della giornalista radiofonica Andrea Swensson - già autrice dell'ottimo libro "Got to Be Something Here: The Rise of the Minneapolis Sound" (amazon) che mi fece compagnia l'estate scorsa - e dello storico princiano Duane Tudahl. Mancherebbe solo Alessandro Barbero che ci parla della Magna Carta. Il costo del box è davvero impressionante. Non è cosa da tutti i giorni spendere 80 euro per un album che abbiamo già. Sì, ci sono anche 35 inediti. Può essere il regalo di Natale. Ma, mi domando, se i brani verranno pubblicati su Youtube e soci, che senso avrà acquistarlo?
A proposito. In questi giorni facevo una considerazione sulla quantità di informazioni su Prince che girano (in rete, ma non solo). Blog, pagine di Facebook, gruppi, c'è l'ira di dio (o di geova, se preferite). E spesso confondo e confronto le opinioni che leggo con quelle che ricordo. Parlo di quando Prince era in vita. Oggi quasi tutti i racconti celebrano il Prince musicista, autore e performer. Dimenticando il lato maniacale, egoistico e (in poche parole) cattivo. Aveva un caratteraccio.
Si sa, è complicato il sentimento che si crea dopo la morte di un artista. Perché sembrano rimanere solo le cose belle e, magicamente, le cose brutte scompaiono. Ma c'è (per fortuna) qualcuno che racconta un altro Prince. La prima moglie di Prince, Mayte, uscì con un bel libro qualche tempo fa. Mayte racconta bene come Prince la fece entrare nella sua vita, di come la trascinò (minorenne) a Minneapolis, di come lui divenne il centro di tutto e di come la fece uscire. La relazione con Mayte e il progetto di avere un figlio rappresentavano un nuovo disco da pubblicare. Un progetto fantastico, o spirituale, dove lei diventava di proprietà di Prince. Un progetto che finì male e che poi lui decise di archiviare. Certi suoi modi di trattare il passato avevano qualcosa di irreale.
Oggi, Mayte (che dopo la morte di Prince ha raccontato la sua versione della storia) è odiata da una buona parte dei fan, che vedono in lei la donna che ancora approfitta della morte di Prince, con il già citato libro e con la vendita all'asta di oggetti legati alla loro vita insieme. Il libro di Mayte racconta la sua versione della storia. Forse una storia che il fan medio di Prince non vorrebbe sentire.
Ma prima del 21 aprile 2016 com'erano le interviste ai collaboratori di Prince? Gli ex collaboratori parlavano e non parlavano. Eppure leggendo tra le righe descrivevano come Prince trattava chi gli stava intorno. Per carità, sappiamo che alla fine era lui che ci rischiava i soldi e la reputazione, ma a volte Prince era un po' troppo egocentrico. Ne abbiamo tradotte (grazie a G) un paio di interviste e le trovate qui. La prima è l'intervista di Clare Fischer, l'arrangiatore di archi e orchestra che donò colori brillanti ai brani di Prince. Mentre la seconda intervista è a Wendy e Lisa ed è del 2009.
Ecco la traduzione dell'intervista che l'arrangiatore Clare Fischer diede a Housequake.
Come ha iniziato a collaborare con Prince?
C'era un gruppo chiamato Chaka Khan and Rufus nel quale mio nipote era batterista. Questo mi mise in un'ottica totalmente differente rispetto al mondo pop e lo utilizzai all'ennesima potenza.
Quali strumenti ha di solito utilizzato nei suoi arrangiamenti per Prince? Qualcosa di insolito che ricorda nel corso degli anni?
Come autore la mia strumentazione preferita è quella dell'orchestra sinfonica, sebbene io abbia scritto per molti differenti tipi di cose, preferisco questo. Il mio rapporto con Prince è che venne a conoscenza del mio lavoro tramite Rufus e Chaka Khan e sebbene in fondo io non fossi ciò che chiameresti un musicista rock, di nuovo tornò la mia formazione classica.
Quindi si dice che lei e Prince non vi siate mai incontrati. E' vero? Lo ha mai visto suonare dal vivo?
Non ho mai incontrato Prince, e venni informato dalle persone a lui vicine che quando gli chiedevano riguardo al nostro incontrarci, diceva, "Non voglio incontrarlo. Va benissimo così." Lo vidi suonare alla cerimonia di apertura dei Grammy nel gennaio 2004 quando si esibì usando uno dei miei arrangiamenti.
Descriva il processo di una tipica collaborazione con Prince. Lui invia un brano finito e lei semplicemente arrangia o c'è preventivamente un discorso? Che tipo di indicazioni o istruzioni, se ci sono, le fornisce?
Innanzitutto mi lascia completamente libero. E' un uomo saggio che dopo aver ingaggiato qualcuno non interferisce con il suo prodotto. Prince era molto aperto su questo punto. Penso che oltre all'essere un autore jazz, ho scritto per strumentazioni classiche, e a differenza della maggior parte degli autori jazz che non hanno un concetto classico di suono, io ero orchestralmente molto esperto. Lui mi manda una cassetta della sua registrazione, e poi ho mio figlio, Brent, che la trascrive. Quindi io scrivo l'arrangiamento relativo a questa trascrizione.
Quale fu la sua collaborazione più impegnativa con Prince? Ci fu un qualche brano o album che fu particolarmente impegnativo?
Affatto. Uno degli elementi positivi specialmente all'inizio era che mi concedeva libertà e spazio per fare le mie considerazioni.
Di tutti i lavori fatti con Prince qual è il suo preferito?
Mi dà grande gioia scrivere per archi e uno dei problemi legato a questo nello studio di registrazione è il denaro per pagare i musicisti, sicché le persone assegnano budget così bassi che non puoi assumere un'ampia sessione di archi. Prince investe soldi così fui in grado di scrivere sezioni di archi anziché scrivere per un piccolo ensemble.
In tutti questi anni ha lavorato con molti musicisti pop/rock inclusi Paul McCartney, Tori Amos, Michael Jackson e Natalie Cole. Pensando alle sue relazioni di lavoro con altri artisti, in cosa Prince è unico o differente?
L'ampio spazio che dà. La maggior parte delle persone vuole dirti esattamente ciò che vogliono per l'arrangiamento, ma d'altra parte non scrivono musica quindi c'è sempre una superimposizione dei loro limiti su ciò che concepiscono. Un autore deve lottare per ottenere ciò che vuole. La peggior persona in aggiunta (in combinazione) a ciò è il produttore che pensa di avere uno speciale orientamento rispetto a cosa dovrebbe essere (a come dovrebbe andare). E' come confrontare le mele con le banane. Penso di essere stato accettato da Prince per il fatto che la mia scrittura, dopo anni di esperienza, era di livello professionale.
Cosa trova di maggiormente interessante lavorando con Prince?
Il fatto che mi concede totale libertà in ciò che faccio.
Dal punto di vista del collaboratore c'è qualcosa da sapere su Prince che potrebbe stupire i suoi fan?
Si potrebbe pensare che lui abbia un enorme ego che interferisce nel rapporto con te. Prince ha un ego forte, ma non è uno di quelli che cercano di imporsi su di te.
Su cosa si focalizzava nel lavorare agli arrangiamenti della musica di Prince? La musica, i testi, qualcos'altro?
Principalmente sulla struttura della canzone, perché è ciò a cui adatto il mio arrangiamento.
Ha lavorato con Prince per un lungo periodo attraverso molti album. Come pensa che la sua musica sia cambiata o si sia evoluta negli anni? Il modo in cui lei si è approcciato o ha contribuito alla sua musica nel tempo è cambiato?
No. La mia musica è ancora la stessa di quando ho iniziato perché ho sempre mantenuto alti standard di professionalità. Penso che la ragione per la quale ho scritto per artisti pop sia in primo luogo dovuto al fatto che sentivano che aggiungevo uno strato di raffinatezza alla loro musica.
Prince non è conosciuto per aver lavorato con gli stessi musicisti per lunghi periodi, ma la collaborazione con lei è durata molti anni. Perchè pensa che lei e Prince abbiate lavorato insieme per così tanto?
Perché non ci siamo mai incontrati di persona.
Alcuni estratti dall'intervista a Wendy & Lisa del 2009. Il resto qui.
L’abilità di scrivere canzoni di Prince adesso è diventata leggendaria. Com’è stato lavorare con un artista che poteva scrivere e registrare una canzone in un giorno?
Wendy: Lisa ed io in quel frangente comprammo il Fairlight (campionatore).
Lisa: Il Fairlight era solo d’ispirazione per un autore come Prince -per tutti noi. C’erano suoni di flauto, suoni del vento, campioni di voce, suoni di battiti di mani. Dovevamo solo costruire queste canzoni attorno a ciò.“All my Dreams” è senza dubbio il culmine di Dream Factory. Nella cornice di quel brano si possono sentire le influenze jazz dei musical hollywoodiani del 1930. Era una traccia molto ambiziosa.
Wendy: Mi faceva pensare a un classico Kid Creole and The Coconuts. Prince aveva questa speciale sorta di personalità mentre la cantava. Cantava una traccia con un megafono e l’altra era una traccia pulita e le mixava. E Lisa ed io facevamo quei cori pazzi.
Lisa: Prince ci diceva quando fare i cori. “Cantate come se foste Betty Davis”. Se non eravamo nello studio guardavamo vecchi film in bianco e nero e tutta quell’epoca di “Follie di Broadway” (film musicale del 1930, ndt).
“Visions” sembrava essere un’enorme curva melodica per Prince. Come ti si è avvicinata (Lisa) rispetto al creare una piccola avanguardia pianistica jazz strumentale?
Lisa: Prince ha avuto le idee di fare intermezzi al piano su disco. Aveva appena portato un piano a coda in casa sua. Il suo studio era da basso, nel seminterrato. Era tutta improvvisazione. L’ho suonato una sola volta ed è ciò che si sente. E da allora non l’ho più suonato. Stavamo solo provando l’assetto. Susan Rogers lo registrò e microfonò il piano. Prince non diede neppure alcun contributo quel giorno. Stavamo soltanto svolgendo i cavi dal piano superiore (risate). Stavamo solo provando gli attrezzi. Prince non c’era. Ci chiese soltanto di fare qualche cosa. Disse, “Fate dei pezzi da due minuti e mezzo.” Così registrai alcune cose ed ecco che fu “Visions”.
Potete darci delucidazioni sul brano “Strange Relationship” una canzone che Prince ha registrato e vi ha dato da terminare?
Wendy: Avevamo il nastro originale con sopra le voci di Prince, il piano e la batteria. Disse, “Prendetelo e finitelo.” Così Lisa ed io tornammo a Los Angeles e creammo le altre sue parti. Il suono del sitar arrivò da un campione del Fairlight.
Il vostro rapporto con Prince sembrò essere il più stretto rispetto a qualsiasi altro dal 1984 al 1986. Quale pensate che fu il motivo per avervi lasciato andare e aver sciolto i Revolution?
Wendy: Quella fu la relazione che ci fu tra lui, Lisa e me. Divenne questo triumvirato, un mostro a tre teste. E questo fu il principale motivo per il quale ci lasciò andare. Voleva esprimere se stesso completamente. Stavamo lavorando così tanto. Questo è come lo sto razionalizzando adesso. Prince potrebbe avere altri motivi per averci lasciato andare. Non ne ha mai davvero parlato. Ma siamo state portate a credere che avesse bisogno di tornare al suo tocco.
Lisa: Fu dura. Ricordo due cose dopo essere state licenziate: la mattina in cui mi stavo asciugando i capelli pensando, “Ci ha davvero licenziate?” (risate). E poi quando uscì Sign O’ The Time. Lo ascoltammo come, “Oh, wow…non ci siamo più.” Fu come una separazione e vedere il tuo ragazzo con un’altra ragazza.
Le due interviste sono il ritratto di Prince, due lati della stessa medaglia. Nelle parole di Clare sento quel distacco professionale, che Prince chiedeva (giustamente) ai suoi collaboratori. Mentre con le risposte di W&L mi sembra di essere ancora nel 1987 quando le loro strade si divisero. Ridurre la loro produzione all'introduzione del Fairlight (uno strumento epocale, per carità, ma pur sempre uno strumento) fu una maniera per dire: la creatività di Prince non arriva(va) dal suo vissuto, dalla sua cultura, dalla sua disciplina, ma da uno strumento esterno. Cattivelle, vero?
Di recente ho visto un documentario sul regista Tinto Brass. L'attrice Adriana Asti, presente nel Caligola dove lo sceneggiatore era Gore Vidal, dice una cosa sugli autori:
Gli autori viventi sono insopportabili. Sono straordinari, ma è meglio che siano morti.
Wax Poetics
Recentemente, come avrai visto sul mio Instagram, sto leggendo la rivista musicale Wax Poetics che ha dedicato un bel numero a Prince (qui per acquistarla su amazon). All'interno ci sono diverse interviste che permettono di scoprire lati inediti di Prince. Chris Moon e Owen Husney parlano col cor in man. Non sapevo, per esempio, che Prince non avrebbe voluto scegliere Prince come nome d'arte (preferiva Mr. Nelson). Questa e altre chicche sono all'interno del numero di Wax Poetics.
David Rusan
David Rusan è il liutaio che ancora produce artigianalmente la cloud guitar. Sta per iniziare la battaglia per difendere il suo brevetto della chitarra prodotta da lui e resa famosa da Prince in Purple Rain. David chiede alla fam di Prince di scrivere a Paisley Park perché decidano di lavorare con lui, invece che denunciarlo e togliergli il lavoro. Lo aiutiamo?
Dobbiamo scrivere a info@officialpaisleypark.com e chiedere a Paisley Park di trovare un accordo con Dave.
Di seguito trovate un esempio di mail da inviare a Paisley Park
➡️ Sostituite le XXX con i vostri riferimenti!!! 👈
Hi
My name is XXX (il vs nome) and I’ve been a Prince fan since XXX (indicare qui il primo album di Prince che avete ascoltato) was released.
I’m writing to express my opinion to you regarding the legal battle with Dave Rusan over the rights to the cloud guitar.
I believe Paisley Park should come to an equitable agreement with Mr. Rusan to work together. This legal action to strip him of his trademark / patent, in my opinion, is completely unfair to Mr. Rusan.
*** da qui in avanti potete personalizzare la mail ***
La questione legata alla produzione di chitarre simili, coperte da copyright, non è nuova. Anche la Gibson sarebbe in battaglia con gli artigiani liutai che riprendono le forme delle sue chitarre.
Solo Concerti
Gli artisti una volta facevano il disco e poi andavano in tour per fare promozione al disco, perché gran parte degli introiti arrivavano dalla musica inedita. Oggi il mondo si è rovesciato; i musicisti fanno tour per guadagnare sghei e i dischi di musica inedita non si producono più. Si ripubblicano vecchi album. Guarda che catalogo ha la Rhino della Warner, etichetta specializzata in reissue. E' il segno dei tempi. Alcune considerazioni: se troviamo un artista che continua a fare musica nuova, beh, quello è un o un'artista da considerare, perché significa che ha un'esigenza di esprimersi. Non solo di guadagnare uno stipendio.
Altra considerazione, i tour stanno diventando sempre più mastodontici. Ingombranti. Esagerati. L'anno scorso abbiamo approfittato del tour italiano di Jay-Z e signora a San Siro. Ci siamo andati. Abbiamo visto un concerto esagerato. Ecco cosa scrivevo IO all'indomani del concerto:
il concerto è stato grandioso. Il palco alto più di metà dello stadio (compresa l’amplificazione) è in gran parte occupato da un immenso schermo, sotto la curva rossonera. Due passerelle parallele lunghe fino a centrocampo completano la scenografia. L’impianto d’amplificazione presidia ogni punto occupato dal pubblico. Nella seconda sessione del concerto un’ampia parte del palco si stacca per alzarsi di una decina di metri e scorrere sopra il pubblico lungo le due passerelle. Come un drago sputa vapore sul pubblico. I diversi atti del concerto sono collegati sul grande schermo da un film.
Cosa normali per il 2018, ma curiosamente strani per uno (come me) che ai concerti ascoltava i vicini discutere sull'anno di produzione della "stratocaster" di Dodi. E infatti, anche l'anno scorso al concerto di Beyoncé e maritino la puntuale scomparsa dei musicisti si è avverata (ossimoro?):
Per lungo tempo di musicisti non se ne vedono; saranno nascosti dietro al lungo e immenso video che accompagna le performance, penso. Nella tradizione dei concerti “moderni” i musicisti occupano uno spazio impalpabile, perché non ci devono essere altri protagonisti oltre ai Carter. In questi termini il concerto è minimalista. Quando lei si siede per cantare un brano accompagnata da una chitarra acustica, il musicista non si vede.
Cosa sono diventati questi concerti? Uno spettacolo per Instagram, forse. Su Rolling Stone ne parla il "Concert Design Director" (un lavoro che vorrei fare se nasco un'altra volta) Ray Winker dello spettacolo dei Carter a San Siro:
A tutti piacciono gli spettacoli pirotecnici. Le persone amano i fuochi d'artificio, perché sono un'ottima maniera per celebrare qualcosa. Non possiamo neppure migliorarli più di tanto, forse sincronizzarli con la musica. Più che altro lavoriamo sulla partecipazione del pubblico. Diamo dei braccialetti che cambiano colore secondo lo spettacolo. Probabilmente, avremo la realtà aumentata. Il pubblico scaricherà un'App e punterà lo smartphone contro uno schermo per ottenere un spettacolo ampliato dalla realtà aumentata. Ma è ancora una cosa da testare per vedere se piacerà al pubblico. Perché il pubblico non vuole uno spettacolo che crei delle barriere tra loro e l'artista. Vogliono immergersi nell'evento. Vogliono fare un'esperienza, e se trovano una certa distanza tra loro e l'artista, il collegamento tra i due può essere rotto molto facilmente. Dobbiamo trovare maniere per avvicinarli allo spettacolo. Avremo palchi sempre più grandi e ampi. Passerelle profonde tra i pubblico. Nello show di One The Run II di Jay-Z e Beyoncé avevamo un ponte che passava sopra le teste del pubblico. Anche Taylor Swift aveva una cosa del genere. Già i Rolling Stones avevano un ponte sotto il palco. Sono cose che funzionano. E poi che le cose stanno diventando sempre più grandi, più belle e meno costose. Il pubblico vuole vedere uno spettacolo, essere intrattenuto. E' un lato molto importante di come ci esprimiamo. E le tecnologie si spostano da un'industria a un'altra. Per esempio, anni fa gli U2 andarono in tour con il più grande schermo LED mai prodotto. Fu rivoluzionario vederlo, ma ora lo trovi ovunque. Spesso anche nelle nostre città. E poi siamo nell'era di Instragram e Snapchat. E di tutti gli altri social media. Sono più le persone che seguono il concerto sui social di quelle che sono allo stadio. Esiste, per così dire, il "Momento Instagram" che influenza il modo in cui progettiamo le cose. Prima ancora che iniziasse lo show di Beyoncé e Jay-Z già giravano migliaia di foto sui social che mostravano com'era il palco. Lo spettacolo non inizia più quando si alza il sipario. Lo spettacolo inizia quando la prima persona ne fa una foto. Dobbiamo essere sicuri che lo spettacolo sembri impressionante e allettante prima che inizi. E' una nuova sfida per noi. Dobbiamo creare aspettative e immagini. E creare un'esperienza mobile-friendly. Quando si aprono le porte per il primissimo concerto, la gente filma e poi lo guarda sui cellulari. 'sta cosa ha cambiato un sacco la maniera in cui progettiamo le cose. Non bisogna sottovalutare l'emozione che provano le persone quando entrano nello stadio. E' importante tanto quanto lo spettacolo in sé.
L'intervista è recente, ma io stesso nello mio instragram (che vi invito a seguire) avevo proprio pubblicato un anno fa un video del ponte che si alzava sopra il pubblico. Era - effettivamente - uno spettacolo nello spettacolo. La cosa rivoluzionaria è portare lo spettacolo nei social media. Se il pubblico preferisce farsi un video dello spettacolo invece che guardarselo con i propri occhi, allora tanto vale usarli per fare promozione del concerto (e, allora perché non un palco verticale adatto per i filmati dello smartphone). in fondo, i social sono questo: una grande promozione gratuita di quello che c'è in giro. Facciamo foto dei piatti e pubblicità gratuita ai ristoranti, che si fanno concorrenza sull'aspetto visuale, dimenticando (forse) il lato organolettico (!!!).
Podcast
Uscita la nuova puntata del nostro podcast Italian Jam. Si tratta del racconto della nostra visita al borgo di Volpedo, luogo dedicato al grande pittore Giuseppe Pellizza, universalmente noto per il Quarto Stato, ma immenso nel raccontare i luoghi cari e dalla vita in parte agiata e drammatica. Andate su soundcloud Per ascoltare la puntata clicca qui. Il podcast è disponibile su iTunes, su Spotify o su Soundcloud.
Milano Film Festival
Anche Milano ha il suo (piccolo) festival. Si tiene dal 4 al 10 ottobre all'Odeon in centro. Alcuni film sono già stati svelati nella loro newsletter.
Nyman’s Earthquakes: Un film sperimentale dedicato a immagini e memoria dei terremoti in cui il musicista di fama internazionale usa il cinema a suo modo, fuori dagli schemi. Michael Nyman, sarà presente in sala e commenterà l’opera durante la masterclass che si terrà dopo la proiezione (link).
Cercando Valentina - Il mondo di Guido Crepax di Giancarlo Soldi: Valentina di Guido Crepax dalle pagine di “Linus”, nel ’65, ha iniziato a camminare con il suo caschetto nero negli occhi di tanti. Giancarlo Soldi nel documentario Cercando Valentina esplora il mondo di Crepax.
Per altre informazioni: www.milanofilmfestival.it
Alcune notizie di questa musicaletter arrivano dalla newsletter di redef.com.
la mia email è scrivimi@italianjam.net.
La scorsa edizione della Musicaletter era tutta dedicata alla mia musica e per la prima volta un lettore si è disiscritto. Cose che capitano. Purtroppo, per voi, non smetterò di parlare di me, perché è una mia esigenza. E a qualcuno potrebbe fare piacere ritrovarsi nelle mie parole. In ogni caso, ricordo che in fondo alla mail trovate il link per disiscrivervi da questa newsletter. Once more: io non mi offendo.
Ciao
Simone